Il FUTURO INIZIA DA DENTRO: DEPOT E TOSSICODIPENDENZA

Il 15 Aprile 2024 si è svolto a Viterbo il workshop “Il FUTURO INIZIA DA DENTRO: DEPOT E TOSSICODIPENDENZA presidente la dott.ssa Serena Dell’Isola e organizzato dalle UOC Medicina Protetta Malattie infettive e la UOC SERD di Viterbo. L’evento è stato patrocinato da ACROSS e tra gli interventi iniziali di saluto c’è stato quello  del Presidente di ACROSS il Dott De Risio che ha condiviso con i partecipanti le criticità e le proposte innovative all’interno degli istituti penitenziari.

Nelle sessioni dell’incontro ci si è confrontati tra specialisti dei SERD ed operatori sanitari penitenziari partendo dal presupposto che gli Istituti Penitenziari sono afflitti da croniche problematiche quali il  sovraffollamento, la carenza di personale penitenziario e sanitario e dal punto di vista sanitario il disagio psichico, le malattie infettive   e un elevato numero di detenuti tossicodipendenti (30% circa) (Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2023). I rappresentanti dei SERD delle ASL del Lazio nord (Viterbo, Civitavecchia, Rieti) hanno condiviso  le proprie organizzazioni locali concordando che il trattamento dei detenuti affetti da Disturbo da Uso di Sostanze  sono in carico ai SERD interni  che debbono supervisionare i percorsi di recupero e le  terapie  a mantenimento con buprenorfina sublinguale/metadone.  Per  le difficoltà  il fenomeno di diversione è molto difficile da superare completamente e le  possibilità terapeutiche per i pazienti possono  essere conseguentemente ridotte. La recente immissione sul mercato  della buprenorfina depot, un nuovo farmaco a base di buprenorfina, costituito da una soluzione iniettabile a rilascio prolungato in siringhe pre-riempite monodose a somministrazione settimanale e mensile, è stata accolta con notevole interesse  e nelle presentazioni dei relatori, come nelle Raccomandazioni Italiane Intersocietarie di FederSerD, SIPAD e SITD (Patient and Clinical Practice – Anno IV Num 2 2021) è stato riconosciuto che le formulazioni innovative a durata lunga o intermedia, quali impianti o depot, possono contrastare lo stigma, aumentare l’aderenza e la ritenzione (grazie alla certezza dell’assunzione della terapia) ma anche migliorare l’organizzazione del servizio SERD all’interno del carcere. Inoltre, queste terapie sono in grado di contrastare i fenomeni di misuso e diversione frequenti nel setting penitenziario. La  stabilizzazione del paziente tossicodipendente con una formulazione depot che riduce oltre la dipendenza anche il craving, permette di favorire percorsi riabilitativi in strutture non detentive con relativi vantaggi sociali ed economici per l’intera comunità. Oltre  ciò, la somministrazione depot consentirebbe una diminuzione degli accessi giornalieri nei locali sanitari per la singola somministrazione e la possibilità di impiegare le risorse di personale sanitario e di polizia penitenziaria in attività più centrate sul recupero del singolo individuo secondo i trattamenti   di approccio integrato multi professionale con terapia farmacologica associata  ad interventi psicologici e riabilitativi. Grazie ad una review della letteratura esistente sulle esperienze di altri paesi come il Belgio, la Scozia, l’Inghilterra, la Svezia e la Germania è stato possibile evidenziare l’azzeramento delle problematiche legate al misuso ed alla diversione con la conseguente riduzione di atti di violenza all’interno degli istituti penitenziari ed  i vantaggi farmaeconomici diretti ed indiretti delle formulazioni Depot. Nella sessione con gli psicologi e gli psichiatri è stato utile parlare dell’esperienza del Depot per i farmaci psichiatrici e sulla necessità di selezionare i pazienti candidati ad una terapia depot per non perdere il percorso clinico, anche attraverso una consensualità fondamentale nel patto terapeutico.